Cesare Oliviero Rossi sembra abbia vinto una partita del torneo sociale di tennis del CUS

La voce si è sparsa in fretta, come accade con le grandi leggende metropolitane: Cesare Oliviero Rossi avrebbe vinto una partita del Torneo Sociale di Tennis del CUS. Il condizionale, in questo caso, è d’obbligo. Nessuna foto, nessun video, nessun referto ufficiale. Pochi (e increduli) i presenti al match. Nessuno ha voluto rilasciare dichiarazioni ufficiali. La fonte della notizia è lo stesso Cesare, presentatosi al bar con sorriso a 32 denti e carta di credito sventolante pronto ad offrire ad amici, conoscenti e soprattutto sconosciuti.

La presunta vittoria sarebbe avvenuta contro un avversario che preferiamo citare – siamo garantisti convinti – con le sole iniziali, A.N., per non rovinargli la reputazione sportiva. Qualcuno sostiene che A.N. fosse reduce da una giornata impegnativa e molto stressante. Altri parlano di crampi e contratture. Sembra siano state diverse le sue imprecazioni. Tra le frasi più reiterate citiamo: “Ma come faccio a perdere contro questo scarsone!”

Interpellato sull’evento, il suo storico (e stoico) allenatore Osvaldo Tartaro, non ha voluto né confermare né smentire la notizia ma, visibilmente provato, pare abbia così commentato:

“Stentavo a credere ai miei occhi. Cesare che vince una partita? È come trovare un unicorno nel parcheggio del CUS. Non credevo fosse possibile. Facile allenare Sinner o Alcaraz! Provateci voi a trascorrere ore ed ore con uno che ha una percentuale di errori non forzati del 98%!”

C’è chi dice che, dopo anni trascorsi a calcare indegnamente i campi di calcetto, dove il suo miglior colpo era il calcio allo stinco e dove giocava solo perché organizzava lui le partite, Cesare abbia finalmente trovato il suo sport. Un tennis tutto suo, fatto di colpi imprecisi ma imprevedibili, di fastidiosissimi grugniti che provocano dolore ai timpani degli avversari (e ad alcuni anche l’orticaria!), e di una resistenza alla fatica prossima allo zero.

Cesare, ovviamente, gongola.

“La partita è stata vera, durissima, epica! Il mio dritto oggi era ispirato. A.N. è un grande, ma io ero semplicemente di un livello superiore.”

Alla domanda sulla presenza di eventuali testimoni, ha risposto:

“Oltre al mio maestro e al mio avversario stordito, mi sembra di aver notato un paio di studenti intenti a rigettare cibo e succhi gastrici a bordo campo. Forse loro potranno confermare.”

Emozionante, a suo modo, il momento in cui Cesare ha comunicato la notizia a Carletto, che l’ha accolto con occhi sognanti e orgoglio puro: “Papà, sei il mio campione!” Un attimo di gloria, uno di quelli che restano impressi nei ricordi di famiglia. Peccato che, da adulto, quel bambino un giorno rileggerà il tutto con occhi diversi, e con amarezza sussurrerà: “Ma quanto eri scarso!”

A quel punto, però, avrà già capito da tempo che i veri campioni, a volte, sono quelli che riescono a farci credere di esserlo. Anche solo per un giorno.

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